Il Carnevale
Semel in anno licet insanire
Ora abbiamo a che fare con la pandemia, quindi il carnevale è come sospeso. Comunque, il Carnevale è il tempo delle mascherate, del divertimento, oltre ogni regola. È ignota l’origine della parola, sono state proposte varie interpretazioni, tutte in fondo ragionevoli.
Esso di solito si concentra nel cosiddetto “martedì grasso” (il martedì grasso fino a qualche tempo fa si concludeva con il “funerale di Carnevale”, un omaccione disteso sul cataletto accompagnato da un corteo in cui non mancano il medico per constatare la morte e il notaro per redigere il testamento) ed è il periodo che precede la Quaresima e probabilmente dalle penitenze della Quaresima trae origine e significato: come a dire che il popolo prima di cominciare i digiuni e le sofferenze del tempo quaresimale era invitato nel periodo immediatamente precedente il Mercoledì delle Ceneri a divertirsi e a travestirsi con maschere e con balli.
Il Carnevale dal punto di vista etnico-antropologico ha origini antiche: risale ai Greci e ai Romani, per esempio ai riti di fecondazione legati alla terra e agli animali nelle civiltà rurali e contadine. Poi si è evoluto. Nel Rinascimento i carri carnevaleschi esibivano la grandezza dei signori e permettevano al popolo sfrenati baccanali e canti carnascialeschi. Ricordiamo Lorenzo il Magnifico con i grandi carnevali di Firenze. Ricordiamo i carri allegorici di Venezia, Roma, Milano, Bologna, Ferrara, Mantova, Ivrea. Oggi, all’estero, è molto noto il carnevale di Rio de Janeiro.
Il binomio carnevale-maschera è indissolubile: le maschere italiane nacquero a Venezia e sono già ricordate verso la fine del XIII secolo. Le maschere classiche celebrano le tradizioni delle città e delle regioni d’Italia: Gianduia in Piemonte, Arlecchino a Bergamo, Pantalone e Colombina a Venezia, Meneghino a Milano, Stenterello in Toscana, Sor Tartaglia Rugantino e Capitan Spaventa a Roma, Pulcinella a Napoli, Peppe Nappa e i paladini in Sicilia. Ma maschera a carnevale significa libertà: adulti e bambini indossano abiti e maschere le più varie, dando agio alla fantasia.
È noto il motto “a Carnevale ogni scherzo vale”: si vivono giorni all’insegna della sregolatezza, delle burle, delle mascherate e del ballo nei “veglioni”. Nel Medioevo il Carnevale era il tempo delle scorpacciate comunitarie e delle danze senza fine. Un motto latino recita: semel in anno licet insanire, cioè una volta l’anno è lecito dar di matto: si può ben dire del Carnevale.
prof. Eugenio Russomanno
Biblioteca scolastica dell’Istituto